Saluto di stagione Benvenuta estate. Alla tua decisa maturità m'affido. Mi poserò ai tuoi soli, ricambierò alla terra in tanto sudore caldo delle mie adempiute nutrizioni i suoi veleni vitali. Lascio la primavera dietro di me come un amore insano d'adolescente. Lascio i languori e le ottusità, i sonni impossibili, le faticose inerzie animali, il tempo neutro e vuoto in cui l'uomo è stagione. Io che non spunto a febbraio coi mandorli, non mi compiaccio all'arido sapore di sasso che acuisce il gusto dolce dell'acqua dei rivi, alle gocciole chete di nuvola randagia che vanno in punta di piedi in compagnia dei pensieri, non colgo il biancospino; che amo i tempi fermi e le superfici chiare, e ad ogni transizione di meriggio, rotta l'astrale identità del mattino, avverto gli spazi irritarsi, e sento il limite e il male che incrinano ogni cambio d'ora, saluto nel sol d'estate la forza dei giorni più eguali. Ai punti estremi, alle stagioni violente, come sotto il frantoio dei pericoli dove ogni inquietudine si schianta prendo le sole decisioni buone, la mia fuggiasca fecondità ritrovo. Vincenzo Cardarelli

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